Collezione Antoniazzi

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….spesso ci chiedono cosa custodisca la bacheca scoperta  da Alessandro D’Acquisto, nostro Socio Onorario, e che si vede...
11/08/2023

….spesso ci chiedono cosa custodisca la bacheca scoperta da Alessandro D’Acquisto, nostro Socio Onorario, e che si vede in varie foto della cerimonia di inaugurazione dello scorso 10 giugno.
Si tratta di un campione di terra sabbiosa da noi prelevata di fronte alla Torre di Palidoro, dove il 23 settembre 1943 avvenne il Sacrificio del Vicebrigadiere Salvo D’Acquisto di cui tra poco più di un mese vi sarà l’80’ anniversario.

A 80 da quel pomeriggio a Palidoro vogliamo ricordare il suo eroismo pubblicando il 23 settembre sul nostro sito www.collezioneantoniazzi.it il filmato integrale dello spettacolo “L’Italia di Salvo D’Acquisto” organizzato il 9 Giugno all’Auditorium Dina Orsi di Conegliano.

www.collezioneantoniazzi.it

Adesso che e’ arrivato anche quello nella versione per ufficiali ci piace pubblicare questi graziosi smaltini in argento...
08/08/2023

Adesso che e’ arrivato anche quello nella versione per ufficiali ci piace pubblicare questi graziosi smaltini in argento. Erano solitamente utilizzati come ornamento del terminale dell’orologio da taschino.
www.collezioneantoniazzi.it

“Visit Conegliano”, il portale turistico della Città, ha pubblicato l’elenco dei musei visitabili su prenotazione anche ...
05/08/2023

“Visit Conegliano”, il portale turistico della Città, ha pubblicato l’elenco dei musei visitabili su prenotazione anche ad agosto.

Un ringraziamento al Generale Vincenzo Pezzolet, direttore della storica rivista Fiamme d’Argento, per l’articolo dedica...
04/08/2023

Un ringraziamento al Generale Vincenzo Pezzolet, direttore della storica rivista Fiamme d’Argento, per l’articolo dedicato all’inaugurazione del Museo del 10 giugno scorso, uscito sull’ultimo numero.
www.collezioneantoniazzi.it

“Un oggetto e la sua storia” I Carabinieri Reali in PalestinaI fronti della Grande Guerra si estendevano dall'Europa all...
31/07/2023

“Un oggetto e la sua storia”
I Carabinieri Reali in Palestina

I fronti della Grande Guerra si estendevano dall'Europa all'Africa fino al Medio Oriente dove si estendevano gli immensi territori dominati dal logoro Impero Ottomano.
Nel quadro delle operazioni dell'Intesa contro la Sublime Porta fu chiesta anche la partecipazione del Regno d'Italia che in aderenza alla richiesta degli Alleati e in previsione di consolidare la propria posizione in Libia, il 06 maggio 1917 inviò un primo Contingente del quale faceva parte una Compagnia di Reali Carabinieri forte di tre Ufficiali, 20 Sottufficiali e 80 Graduati e militari di truppa che sbarcò a Porto Said il successivo 19.
Il Contingente nazionale era alle dipendenze del Comando britannico che aveva in programma il mantenimento del medesimo quale forza di riserva.
Al contrario, impiegò sin da subito la Compagnia Reali Carabinieri concedendole piena autonomia operativa e,
in attesa del trasferimento in zona di guerra in Palestina, i militari dell'Arma svolsero compiti di Polizia Militare nei confronti di tutti i militari dell'Intesa presenti a Porto Said.
Fu in quel teatro d'impiego che per rendere immediatamente riconoscibile i Carabinieri venne ripristinato l'utilizzo del cappello da Grande Uniforme in luogo dell'elmetto tropicale in sughero e per renderlo confacente all'uniforme cachi fu rivestito dal telino dello stesso tessuto.
La Compagnia Reali Carabinieri fu trasferita a Rafa, in Palestina, il 13 giugno 1917 dove espletava il delicato servizio di vigilanza sulla linea del fronte e soprattutto, del controllo antisabotaggio della linea ferroviaria Porto Said-Giaffa spesso minata da irregolari arabi al soldo dei turchi.
Nonostante il tracollo ottomano dell'autunno 1917 non variarono gli avversari dei Reali Carabinieri anzi alle tribù e bande arabe si unirono militari sbandati delle Forze Armate turche che si lasciavano andare a saccheggi e violenze criminali che esulavano dal contesto del conflitto.
La Compagnia Carabinieri continuo' a svolgere i propri compiti da Beit-Hanim, vicino a Gaza, dove nel frattempo era stata dislocata la Compagnia.
Stante gli ottimi meriti riconosciuti dai vertici militari britannici al Contingente Nazionale per i servigi offerti dai Carabinieri il Regno Italiano consolidò la propria presenza organizzando, nel dicembre 1917, un reparto militare con gli italiani residenti in Palestina denominato Compagnia Cacciatori d'Africa.
Tra gli organizzatori del suddetto Reparto il Capitano Angelo Scalfi, Comandante della Compagnia Carabinieri.
Nel febbraio 1918 la Compagnia Carabinieri ricevette dal Regno un nucleo di 10 Carabinieri per integrare i caduti e i rimpatriati e in tale periodo, l'intero Contingente fu trasferito a Iunction impiantando un campo permanente nei pressi dell'importante scalo ferroviario che il Comando britannico aveva approntato per il trasferimento dei reparti sul fronte francese sottoposto alle ultime sortite tedesche.
Nel frattempo la Compagnia Reali Carabinieri fornì ed espleto' vigilanza su un imponente deposito di esplosivi abbandonato dai turchi.
Per coprire anche tali compiti, giunsero dall'Italia altri 30 Carabinieri a cavallo che montati su cavelli prelevati da scuderie e depositi britanniche furono assegnati alla vigilanza e messa in sicurezza della linea ferroviaria Iunction-El Tinech completato l'11 luglio con la marcia di collegamento a Gerusalemme che si concluse senza più riscontri di forze avversarie e bande malavitose.
I vertici nazionali nel frattempo, inviarono ulteriori nuclei di militari in Palestina costituendo il Corpo di Spedizione Italiano in Palestina.
Per lo spostamento della nuova unità ai Carabinieri fu comandata l'organizzazione di un comando di tappa
Successivamente i Carabinieri dovettero vigilare per prevenire attentati e sabotaggi sul più grosso deposito d'artiglieria turco abbandonato da quest'ultimo nonché ai pozzi d'acqua li presenti.
Successivamente la Compagnia Carabinieri fu inviata a Giaffa in funzione di mantenimento dell'ordine sulla ex colonia tedesca.
Il Contingente Italiano rientrò in patria il 22 agosto 1919 mentre i Carabinieri attesero la soppressione del Comando di tappa rientrando solo il 1° ottobre 1919.
Un Nucleo di Carabinieri a piedi composto da due ufficiali, cinque sottufficiali e trenta militari rimase invece a Gerusalemme alle dipendenze del Consolato italiano in Palestina.
Costoro, oltre ai tradizionali compiti, assolsero anche l'incombenza di vigilanza e guardia d'onore al Santo Sepolcro.
Il Distaccamento Italiano Carabinieri di Gerusalemme ruentro' definitivamente in Italia il 10 marzo 1921.
www.collezioneantoniazzi.it

20/07/2023

Un vecchio brano recuperato da ascoltare

Capita sempre più spesso di riuscire a salvare dall'incuria (e addirittura dall'alienazione), vecchi cimeli che hanno fatto parte della storia dell’Arma per metterli a disposizione di studiosi e dei visitatori della nostra mostra.
Questa volta vorremmo proporvi un brano che abbiamo ritrovato e che ci e’ piaciuto molto, risalente al primo dopoguerra, che celebra gli eroismi e le glorie dell’Arma.
Questa ne è la versione accorciata mentre l’originale, di cui trovate il testo originale tra le slide, e’ piuttosto più corposa.
Versi di Marco Bianco, musiche di Damiano Panepinto, Edizioni Musicali Fratelli De Marino, Napoli.

Il canto dell'Arma

TESTO:

1^ Strofa
Oltre cent'anni di sacrificio Son per te fulgido novello auspicio.
E il sacro simbolo della tua gloria sa il bacio cogliere d'ogni vittoria.
Ond'é che brillano le tue medaglie che ben ricordano cento battaglie.
E nomi recano d'invitti eroi Fior nobilissimo dei figli tuoi.

Ritornello
Arma fedele, nave possente, Che il mar dei secoli solchi fulgente,
Ai venti spiega le antiche vele, Arma gloriosa, vecchia e fedele!

2^ Strofa
Canta la gloria dei tre squadroni Ch'ebber di fuoco spade e speroni,
Ed a Pastrengo, nel fato incerto,
Di gloria attinsero novello serto.
Canta del prode tuo reggimento Le gesta eroiche nel gran cimento,
Quando coi fanti prese dimora E saldo stette là sul Podgora.

Ritornello
Arma fedele, nave possente, Che il mar dei secoli solchi fulgente,
Ai venti spiega le antiche vele, Arma gloriosa, vecchia e fedele!

13/07/2023
“Un oggetto e la sua storia”I telini antiriflesso della Grande Guerra.Quando il Regno d'Italia dichiarò guerra all'Imper...
11/07/2023

“Un oggetto e la sua storia”
I telini antiriflesso della Grande Guerra.

Quando il Regno d'Italia dichiarò guerra all'Impero Austroungarico nel maggio 1915, questo e gli Imperi Centrali alleati saggiavano da quasi un anno la Grande Guerra destinata a fare da spartiacque tra i precedenti conflitti e la nuova era fatta di tattiche innovative e nuove tecnologie
Gli Austroungarici si erano trovati in difficoltà nelle aspre zone rocciose serve difesi dai piccoli ma motivati eserciti dei Regni di Serbia e del Montenegro e, altrettanto avevano patito dalle imboscate nelle foreste lituane, negli acquitrini ucraini e polacchi e nelle vaste piane russe dove, anche se alternativamente riusciva a dispiegarsi negli ampi spazi sbaragliando la precaria preparazione dei soldati zaristi, non riusciva mai ad avere ragione dell'enorme consistenza numerica subendo anche pesanti perdite quando venivano fermati dai fitti sbarramenti di filo spinato e presi d'infilata dalle nuove e potenti mitragliatrici
Tutte le Intendenze, dopo poco tempo, cominciarono a riscontrare la necessità di trovare soluzioni rispetto i nuovi impedimenti tattico-organizzativi
Apparve presto la dura realtà che gli attacchi di Fanteria po' o potevano contro truppe ben insediate in trincee protette da sbalzi di pietrame e ostruzioni di filo spinato spesso trappola ti con esplosivo
E, all'opposto,la dura vita in trincea non rappresentava un rimedio contro i pericolosi tiro curvati di bombarde e mortai oppure contro i massicci bombardamenti a tappeto su larga scala
Al contrario dell'alleato francese ancora con i pantaloni rossi e la giubba a redingote, il Regio Esercito aveva adottato da meno dieci anni una uniforme che ben si mimetizzava nel terreno dello scenario operativo
Ma, come tutti gli altri contendenti, mancava del tutto un copricapo veramente protettivo tanto che numero di ferite al capo causate dalle esplosioni era quanto mai impressionante e i vari tentativi - più sperimentali che pratici - di cervelliere, elmi pesanti, piastre frontali, corazzette e corazze da petto si rivelarono anacronistiche e affatto adatte alle necessità
Il nostro Esercito, dopo alcuni di quelli esperimenti, ricorse all'elmetto Adrian di produzione francese
Ma prima di tali risorse, furono attuate delle mimetizzazioni sui copricapi
Infatti, ad eccezione del berretto standard e dei cappelli alpini, per tutti gli altri copricapi venne disposto la copertura con opportuni telini antiriflesso che smorzassero la tonalità originaria e, per quanto possibile, ne distircessero la firma
Elmi di Cavalleria, colbacchi, kepy, cappelli da Bersaglieri, da Carabinieri - anche da Ufficiale - vennero ricoperti con opportuni telini sagomati realizzati in saglia o in resistente tela di cotone spesso ornati frontalmente da fregi cuciti oppure realizzati direttamente ad inchiostro
Non mancarono realizzazioni private di sartoria prodotte con panno analogo a quello dell'uniforme spesso con il fregio e il grado ricamato in rayon o in seta
Con tali espedienti, nel fango delle trincee quanto nel verde dei boschi le sagome potevano fondersi con lo scenario naturale scampando al pericolo dei tiratori nemici
Anche riguardo le prime forniture degli elmetti (i primi, distribuiti perfettamente uguali a quelli dell'Esercito francese quanto i successivi privi di "gr***de" nonché quelli di produzione nazionale) fu necessario mutuare il riflesso metallico coprendoli opportunamente con coperture in tessuto priva di passare alla tinteggiatura degli stessi con vernici antiriflesso
Oggi, nell'attuale collezionismo, ogni telino realizzato ed utilizzato nel primo grande conflitto rappresenta un importante cimelio come gli esemplari in foto, appartenenti alla Collezione Antoniazzi.
www.collezioneantoniazzi.it

Oggi vogliamo parlare della Bandiera dell’Arma.Il 24 gennaio 1861 il Corpo dei Reali Carabinieri si ricostituì sotto il ...
01/07/2023

Oggi vogliamo parlare della Bandiera dell’Arma.

Il 24 gennaio 1861 il Corpo dei Reali Carabinieri si ricostituì sotto il nuovo appellativo di Arma dei Carabinieri Reali: fu pure istituita a Torino una Legione Allievi che, nel 1885, da quella città fu trasferita nella capitale del Regno. Prima fra tutte le armi del Regio Esercito, l’Arma dei Carabinieri non aveva la Bandiera: fu così che il Ministro della Guerra dell’epoca, Ten.Gen. Stanislao Mocenni, ispirandosi alle motivazioni che nel 1840 e 1891 avevano permesso la concessione delle Bandiere all’Accademia Militare ed alla Scuola Militare, propose al Re Umberto I la concessione della Bandiera alla Legione Allievi Carabinieri.

Il Sovrano, con Decreto del 25 febbraio 1894, concesse alla Legione Allievi Carabinieri Reali l’uso della Bandiera Nazionale conforme a quella adottata per i Reggimenti di Fanteria. Essa fu solennemente consacrata e consegnata il 14 marzo 1894 al Comandante della Legione Allievi, Col. Eugenio Romano Scotti.

Da allora questa è da considerarsi la Bandiera dell’Arma.

In occasione del primo conflitto mondiale la Bandiera dell’Arma seguì nella zona di operazioni il Reggimento Carabinieri Reali, costituitosi per le esigenze di guerra: infatti la ritroviamo alle pendici del Podgora nel luglio del 1915. Quando le esigenze di servizio consigliarono il frazionamento del Reggimento in Nuclei minori, la Bandiera rimase presso il 1° Battaglione, assegnato per le esigenze del Comando Supremo in zona d’operazioni. Dopo l’armistizio di Villa Giusti, essendosi sciolto il Comando Supremo e, quindi, anche il Battaglione Carabinieri addetto, il vessillo dell’Arma venne momentaneamente dato in custodia al Comando delle Truppe della Venezia Giulia, fino al 28 gennaio 1920, quando ne fu disposto il ritorno nella sua sede naturale.

Pochi però sanno quali vicissitudini ebbe la Bandiera dell’Arma dopo l’8 settembre 1943.

Dopo la “battaglia di Roma” a cui parteciparono anche Reparti dell’Arma, conclusasi con l’armistizio con i tedeschi, le caserme della capitale furono abbandonate dai soldati: così avvenne anche per la Legione Allievi Carabinieri dove, nella notte tra il 9 e 10 settembre, erano rimasti solo pochi uomini, soprattutto del Gruppo Squadroni Allievi, che avevano ricevuto l’ordine di rimanere sul posto per la cura dei quadrupedi.

In tale caotica situazione il Magg. Alfredo Vestuti, Comandante del Gruppo Squadroni Allievi, notato che la Bandiera si trovava ancora nell’ufficio del Colonnello Comandante in una caserma ormai pressoché indifesa, d’intesa con il Col. Tabellini, Capo di S.M. dell’Arma, e col Ten.Col. Chirico, Comandante della Legione Allievi, decisero di nasconderla nella cavallerizza coperta, dove fu interrata alla profondità di un metro ai piedi della tribuna.

Nei giorni successivi, rientrati i militari in caserma, la Bandiera fu dissotterrata e rimessa al suo posto, come disposto dal Comandante della Legione Allievi.

Purtroppo gli eventi incalzavano ed i tedeschi, seguendo un loro programma preordinato, iniziarono a rastrellare tutte le armi e materiali abbandonati nelle caserme dall’Esercito rivolgendo poi la loro attenzione alle Forze di Polizia, lasciandole soltanto con un moschetto o una pi***la a testa e una dotazione di soli otto colpi per arma.

Poiché la spoliazione continuava sempre più spietata e senza alcun rispetto di beni e tradizioni, onde evitare che il vessillo dell’Arma cadesse in mani nemiche, il Col. Tabellini ed il Ten.Col. Chirico decisero di occultare la Bandiera con tutto il suo medagliere nel solaio della palazzina-Comando della Legione Allievi: il compito fu affidato al Magg. Vestuti che, unitamente a due sottufficiali, provvide a sotterrare la Bandiera sotto un enorme cumulo di detriti di residui murari.

Gli eventi intanto precipitano e si arriva al tragico 7 ottobre 1943, allorquando buona parte dei Carabinieri romani fu deportata. Al Col. Tabellini, che ancora abitava in caserma, fu intimato di sgomberare l’alloggio e trasferirsi altrove.

Prima di lasciare l’alloggio, però, egli vuole mettere definitivamente al sicuro la Bandiera. L’impresa appariva pericolosa perché ogni angolo della caserma era vigilato da sentinelle tedesche, ma ciò non spaventò l’Ufficiale: recarsi sul posto nelle prime ore della notte fu relativamente facile ma non tardò a rendersi conto che, non potendo utilizzare idonei attrezzi per non essere scoperto, si trattava di un lavoro lungo e faticoso. Infatti, poco prima dell’alba riuscì a riportare alla luce il vessillo: ora si trattava di ritornare nel proprio alloggio eludendo la vigilanza delle sentinelle che erano scaglionate lungo i corridoi e che si sarebbero certamente insospettite nel vederlo aggirarsi di notte, tutto impolverato e reggendo una cosa ingombrante.

Riuscì, con non poche peripezie, ad arrivare a pochi metri dall’ingresso del suo alloggio, al primo piano della Caserma occupata dai tedeschi, dove vigilava un’ultima sentinella, che riuscì ad eludere: rientrò così nell’appartamento, dove l’attendeva la moglie. All’indomani mattina la Bandiera, opportunamente mimetizzata con alcune canne e pertiche d’uso domestico per le pulizie, esce dalla caserma sotto lo sguardo delle vigili sentinelle tedesche e viene trasportata presso il Museo Storico dell’Arma dove il Gen. Giuseppe Boella, direttore di quel Museo, con l’assistenza del Mar. Pesante e l’opera di un muratore di fiducia, provvidero a seppellire il vessillo in una profonda buca nello scantinato del Museo, rompendo e rifacendo nella stessa notte il pavimento.

Finalmente la Bandiera dell’Arma poteva dirsi al sicuro! Essa ritornò alla luce nei giorni della Liberazione (4 giugno 1944). Con la Bandiera fu salvato, grazie all’opera appassionata, energica e non priva di rischi del Gen. Boella, anche il Museo Storico con tutto il suo patrimonio di ricordi e memorie.
www.collezioneantoniazzi.it

Stamattina grazie alla generosa disponibilità di Franco e Stefano abbiamo potuto visitare il fantastico Museo Militare V...
28/06/2023

Stamattina grazie alla generosa disponibilità di Franco e Stefano abbiamo potuto visitare il fantastico Museo Militare Vidotto di Jesolo.
Una colossale collezione che spazia a 360 gradi in tutti gli eserciti dall’inizio secolo sino ai giorni nostri, un vero gioiello di passione nella selezione e cultura nell’esposizione.
Il museo, che contiene cimeli, uniformi, natanti, carrarmati, cannoni ed elicotteri e’ una tappa obbligatoria per chi frequenta Jesolo e ci può accedere tutti i giorni trovando due guide davvero d’eccezione.
www.museomilitarevidotto.it

Al Museo del Cinema di Torino e’ esposta questa uniforme attribuita al grande De Sica. Ci piace pensare sia davvero la s...
27/06/2023

Al Museo del Cinema di Torino e’ esposta questa uniforme attribuita al grande De Sica.
Ci piace pensare sia davvero la sua perché ha avuto il merito di far conoscere in periodi senza social una delle figure più importanti della vita dei grandi e piccoli centri abitati.
Infatti tutti i turisti che abbiamo osservato guardarla ancor prima di leggerne la didascalia dicevano nei piu’ svariati accenti del pianeta “desicadesica” !
Grazie Maresciallo De Sica per essere ancora presente ed aver fatto conoscere l’Arma ad una platea grande come il Mondo.

L’associazione desidera ringraziare Gianfranco Tomat, eclettico Presidente della ANC di Manzano (UD) per il gentile invi...
18/06/2023

L’associazione desidera ringraziare Gianfranco Tomat, eclettico Presidente della ANC di Manzano (UD) per il gentile invito e calorosa accoglienza al nostro Presidente in questa meravigliosa giornata celebrativa intersezionale Manzano e Pavia di Udine.

Un concentrato di amor patrio e affetto paterno in questo splendido fazzoletto donato al figlio da un Carabiniere Reale ...
18/06/2023

Un concentrato di amor patrio e affetto paterno in questo splendido fazzoletto donato al figlio da un Carabiniere Reale in Libia.
Ultimo arrivo in collezione proveniente dalla fiera della militaria di Bologna detta “dalla Carla” per ricordare la sua gentile e instancabile organizzatrice.

15/06/2023
15/06/2023
15/06/2023
LA NOSTRA INTERVISTA AD ALESSANDRO D’ACQUISTO“Salvo, eroe del popolo e dell’Arma, strumento di Dio”Per l’inaugurazione d...
14/06/2023

LA NOSTRA INTERVISTA AD ALESSANDRO D’ACQUISTO
“Salvo, eroe del popolo e dell’Arma, strumento di Dio”

Per l’inaugurazione della “Collezione Antoniazzi – Museo dei Carabinieri Reali” è giunto a Conegliano, come ospite d’onore di una due giorni di eventi che hanno visto protagonista la storia dell’Arma, Alessandro D’acquisto, Socio Onorario dell’Associazione Collezione Antoniazzi, il quale ha ricordato il valore della memoria e il vero significato di essere un “eroe”.

Ha dedicato l’intera vita al ricordo di suo fratello Salvo, un eroe non solo per l’Arma dei Carabinieri, ma soprattutto per la patria. Come vive questa “responsabilità della memoria”?
“Il mio è un doveroso omaggio alla vita e alla fine che ha fatto mio fratello. Sento il dovere di aderire alle richieste che mi vengono fatte dalla popolazione. Tutta la storia di Salvo, fino alla traslazione delle spoglie nella basilica di Santa Chiara a Napoli sono state volute dal popolo, compresa la concessione della Medaglia d’Oro. Noi non abbiamo chiesto mai niente. Il popolo ha fatto conoscere la vicenda di Salvo e finché lui mi darà la forza presenzierò come sono venuto oggi qui da voi”.

Come mai le spoglie sono state trasferite?
“È un po’ come uno dei misteri che avvolgono i santi. Io non ne sapevo nulla, le spoglie si trovavano nell’importante mausoleo di Posillipo, una tomba bellissima per i Caduti della Patria, poi un umilissimo francescano s’interessò come se interpretasse una volontà di Salvo che forse preferiva stare in mezzo alla gente, e quindi si potrebbe dire vox popoli vox dei”.

A distanza di così tanti anni dagli eventi e dalla prima visione dello spettacolo teatrale “L’Italia di Salvo D’Acquisto” è cambiato qualcosa?
“La prima volta che vidi lo spettacolo fu in Toscana e rimasi veramente impressionato. Adesso lo hanno allungato un po’ inserendo la vicenda dei caduti di Nassiriya e di un libro che è stato fatto nel frattempo, ma la sostanza rimane la stessa. È importante invece che venga portato nelle scuole, come hanno detto gli attori, perché si trasmetta la storia e sotto il profilo educativo”.

Perché è importante portare avanti questa memoria?
“È importante per i vivi che questi episodi siano di insegnamento, soprattutto per i giovani, non perché vengano imitati, ma perché attraverso questi esempi capiscano che la vita è degna di essere vissuta e preparano alla tolleranza, alla comprensione, all’educazione. Ultimo, ma non ultimo: l’amor di Patria. Quando questo è inteso nobilmente non solo va a vantaggio della popolazione italiana, ma di tutte le popolazioni e diventa modello di integrazione e noi in Europa ne abbiamo bisogno, nella speranza che non si accresca il degrado. Nella povertà si accresce anche la virtù e invece quando c’è edonismo si rischia di perdere la civile convivenza. Questi episodi, se bene partecipati, servono per i giovani a rinvigorire la virtù”.

Ha colto nel tempo dei cambiamenti nella sensibilità dei Carabinieri nei confronti della figura di Salvo D’Acquisto?
“Devo dire onestamente che i Carabinieri lo venerano, nel vero senso della parola, e mi dimostrano sempre tanto affetto. Mi è capitato che quando gli veniva detto che ero il fratello si togliessero il cappello e mi facessero vedere che tenevano il santino dentro. Ci tengono molto e devo dire che la venerazione verso Salvo si è accresciuta con il tempo. Certo la vita dei Carabinieri di oggi non è quella di cento anni fa; i tempi si aggiornano, ma non lo hanno mai dimenticato. Sono passati ottant’anni e ne stiamo ancora parlando e questo secondo me è un simbolo della santità di Salvo…”

Lo faranno santo?
“L’eroe è colui che è artefice della storia, come dicono i libri, il santo interviene nella storia… Di Salvo possiamo dire che viene additato ancora ai giovani come figura-modello di caritas. Noi non abbiamo chiesto che diventi santo, ma in un momento di raccoglimento mia madre scrisse: ‘Io non penso a Salvo martire o santo, ma una cosa posso dire che Salvo è stato strumento di Dio’ e tutto lascia pensare che queste parole siano la verità. Forse questa frase di mia madre la possono interpretare meglio degli altri i vertici dei Carabinieri; loro possono valutare se ha detto la cosa giusta. Se diciamo strumento di Dio è inteso come progetto di Dio e questo non può essere altro che per la salvezza degli uomini”.

Stefano e la sua uniforme. Il Vicebrigadiere del nostro spettacolo e’ un vero Carabiniere. Un po’ perché Stefano lo e’ a...
13/06/2023

Stefano e la sua uniforme.
Il Vicebrigadiere del nostro spettacolo e’ un vero Carabiniere.
Un po’ perché Stefano lo e’ anche nella vita, ma soprattutto perché nell’interpretare Salvo ha avuto delle emozioni e sensazioni davvero forti. Ci ha poi confidato che essere lì davanti ad Alessandro D’Acquisto a rappresentarne il Fratello sacrificatosi 80 anni fa e’ stata tra le commozioni più forti della vita.
La sua uniforme ci e’ stata invece concessa in uso gratuito, tramite il socio Remo Buosi, dalla più antica azienda di costumi teatrali italiana, la romana “Costumi d’Arte”, fondata nel 1816 da un ex sergente del Regno d’Italia sotto Napoleone.
La nostra Associazione desidera ringraziare ambedue per la gentile disponibilità e sensibilità per aver collaborato alla realizzazione di un evento così ben riuscito anche per merito loro.
www.collezioneantoniazzi.it

Il Gazzettino 13.6.2023
13/06/2023

Il Gazzettino 13.6.2023

Finalmente la nostra cerimonia di inaugurazione ufficiale.Sabato 11 giugno si è tenuto a Conegliano il taglio del nastro...
13/06/2023

Finalmente la nostra cerimonia di inaugurazione ufficiale.

Sabato 11 giugno si è tenuto a Conegliano il taglio del nastro che ha sancito l’apertura ufficiale della “Collezione Antoniazzi – Museo dei Carabinieri Reali”, un giorno importante per la storia del collezionismo di cimeli storici dell’Arma dei Carabinieri Reali.
Alla cerimonia d’inaugurazione che ha visto anche la partecipazione del Questore di Treviso Dott.ssa Manuela De Bernardin Stadoan, erano presenti i vertici provinciali e locali dell’Arma e delle altre forze dell’ordine, il Sindaco Fabio Chies, del Vicesindaco Claudio Toppan, dell’Assessore alla Cultura Cristina Sardi, nonchè alcuni dei soci dell’Associazione Antoniazzi che gestisce la Collezione. Ospite d’onore Alessandro D’Acquisto, nostro Socio Onorario.
Prima del taglio sono intervenute brevemente alcune personalità introdotte dal Capitano Filippo Cuscito.
Il Generale di Brigata Vincenzo Pezzolet, storico dell’Arma e direttore della rivista “Fiamme D’Argento”, insieme al Maresciallo Francesca Parisi, autrice di diversi libri sulla storia dell’Arma, hanno sottolineato l’unicità di questo museo privato dedicato ai Carabinieri Reali, diventato strumento di narrazione del passato e simbolo di un impegno culturale e sociale doveroso. Allo stesso tempo il museo, frutto di un’attività di acquisizione da parte della famiglia Antoniazzi tramandata per generazioni e rappresentazione concreta di un pensiero che sta alla base della collezione, comporta un’assunzione di un notevole impegno conservativo e la disponibilità a condividere con la comunità questo patrimonio, scelte non scontate. Il Colonnello Massimo Ribaudo, Comandante provinciale dei Carabinieri di Treviso, ha invece evidenziato la grande passione di Guido Antoniazzi, presidente dell’Associazione e padrone di casa, e la sensibilità nel selezionare la raccolta e nel saperla descrivere ai visitatori suscitando grandi emozioni.
L’apertura delle sale espositive, con un concentrato di oggetti originali che raccontano attraverso uniformi, armi, documenti e suppellettili la vita e il decorso storico dei Carabinieri al servizio della monarchia, è culminata con un momento molto suggestivo: il discoprimento da parte di Alessandro D’Acquisto della teca contenente una manciata di terra proveniente da Palidoro, raccolta ai piedi della torre dove venne giustiziato suo fratello, il Vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, figura esemplare emblema della dedizione alla Patria.

La “Collezione Antoniazzi – Museo dei Carabinieri Reali”, è l’unica collezione privata di Conegliano a essere stata inserita nel circuito dei musei cittadini della Città. Fa parte dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei ed è stata ammessa dalla Commissione ASI nel suo registro come Museo della bicicletta militare.
www.collezioneantoniazzi.it

La Tribuna di Treviso 11.6.2023
13/06/2023

La Tribuna di Treviso 11.6.2023

12/06/2023

…Il dialogo teatrale e’ terminato e l’ultima frase e’ stata pronunciata dall’attrice Paola Storino, il pubblico sta per esplodere in un applauso ma un forte rumore di vento lo blocca. Nello stupore degli spettatori appare il Vicebrigadiere con la sua inseparabile bicicletta, percorre una parte di corridoio fermandosi davanti ad Alessandro D’Acquisto. Tra i due si accende un timido sorriso poi lui se ne va, scompare dopo questo saluto, che a 80 da quel giorno, ha il significato di un incontro così teneramente importante che nessuno di noi lo dimenticherà mai.

Il successo di una serata a teatro con “l’Italia di Salvo D’Acquisto” a 80 anni da quel tragico giorno a Torre di Palido...
12/06/2023

Il successo di una serata a teatro con “l’Italia di Salvo D’Acquisto” a 80 anni da quel tragico giorno a Torre di Palidoro.

Venerdì 9 giugno, alla presenza dei vertici dell’Arma dei Carabinieri, delle autorità civili e militari e del nostro socio onorario Alessandro D’acquisto, si è tenuto lo spettacolo teatrale “L’Italia di Salvo D’Acquisto”.
L’evento ha avuto un particolare significato per l’Associazione Collezione Antoniazzi, chiamata a esaudire il desiderio di Alessandro di rivedere uno spettacolo sul fratello particolarmente emozionante, messo in scena anni fa dal duo di attori trevigiani Paola Storini e Lino Pauletto, riproposto all’Auditorium Dina Orsi di Conegliano con la stessa regia di allora di Enrico Facchini.
Durante la serata, attraverso il dialogo tra gli attori intercalato da spezzoni di video con riferimento a fatti storici, documenti e testimonianze di chi ha visto e vissuto con i propri occhi la vicenda, si è ripercorsa la storia del gesto eroico di Salvo D’Acquisto.
Il Vicebrigadiere dei Carabinieri Reali in servizio in quel tragico settembre 1943 nella stazione di Torrimpietra, in Lazio, si è immolato come vittima sacrificale al posto di 22 innocenti scelti a caso come rappresaglia per un presunto attentato a un reparto di paracadutisti tedeschi della 2 Fallschirmjäger-Division. Dopo aver fatto di tutto per cercare di spiegare ai tedeschi che l’esplosione avvenuta presso la vicina Torre di Palidoro non era frutto di un’aggressione, ma di una tragica fatalità, Salvo, che meno di un mese dopo avrebbe compiuto 23 anni, si è attribuito la colpa costringendo per la stessa legge di guerra che ammette la rappresaglia a liberare gli ostaggi. Nonostante tutti sapessero che non era stato lui, fu giustiziato e sepolto in una fossa ai piedi della Torre.
Alla fine dello spettacolo un giovane Salvo D’Acquisto in bicicletta è passato tra il pubblico incrociando lo sguardo del fratello e con un muto sorriso lo ha ringraziato per la dedizione dimostratagli in tutti questi ottant’anni spesi a celebrare la sua memoria: un incontro metaforico di grande pathos.
Questo omaggio a Salvo D’Acquisto, eroe dei Carabinieri e dell’Italia intera, ha visto una grande partecipazione dell’Arma che non poteva mancare a un appuntamento tanto importante non solo per lo spettacolo in sé, ma soprattutto per il suo significato simbolico e il valore di perpetrare una memoria storica che non può essere smarrita e non va dimenticata, nel nome di un sodalizio per cui anche Alessandro ha speso la sua vita con impegno.
Il ruolo dei Carabinieri tra la gente e le azioni che ogni giorno ne distinguono l’operato anche in situazioni di grande difficoltà, mettendo spesso a repentaglio la loro stessa vita, è stato ricordato dal Generale di Corpo d’Armata Maurizio Stefanizzi, Comandante Interregionale dei Carabinieri “Vittorio Veneto”, sulla scia di Salvo e di altri illustri esempi nella storia dell’Arma.
Insieme a lui hanno presenziato alla serata il Generale di Divisione Giuseppe Spina, Comandante della Legione Carabinieri Veneto, il Maggiore Fabio Di Rezze, Comandante della Compagnia Carabinieri di Conegliano e il Generale di Brigata Vincenzo Pezzolet storico dell’Arma e direttore della rivista “Fiamme D’Argento”, il Cap. Giuseppe Luisi comandante della locale Compagnia della Guardia di Finanza.
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Conegliano
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